Il nuovo progetto del consorzio: la filiera della lana in FVG
Con l’appuntamento del 9 giugno dedicato alla tosatura in Val Tramontina, il Consorzio ha dato il via al suo progetto dedicato alla filiera della lana.
Questo bene ha infatti un grandissimo potenziale che tuttavia non trova la sua piena espressione per via di alcuni ostacoli normativi: la lana, secondo il regolamento europeo CE 1069/2009, rientra nella categoria dei sottoprodotti (e non quello delle materie prime) e dev’essere trattata per ridurre la carica di batteri patogeni.
Questo trattamento ha però dei costi molto elevati che non porta alcun tornaconto agli allevatori e li spinge a gettarla piuttosto di dover sostenere le spese di lavorazione.
Uno studio fatto da Agriregionieuropa rivela infatti che il guadagno che si ottiene per 1 kg di lana proveniente da razze non selezionate è di soli 0,50 euro.
Trovare soluzioni a questo problema è ancora più difficile dato che in Italia i centri di lavaggio dedicati non sono molti: fra tutti domina quello di Biella che lava lane sucide provenienti da tutto il mondo. La presenza di questo grande centro, che prevale sul mercato, non ha sicuramente aiutato altre piccole imprese attive nel settore che con gli anni sono state costrette a chiudere.
La mancanza di piccoli centri di lavaggio della lana
Rilanciare un mercato delle lane pulite provenienti dai piccoli produttori locali è, di conseguenza, estremamente difficile proprio per i costi proibitivi e la mancanza di centri di lavaggio dal taglio non industriale. Se n’è accorto subito il Consorzio quando si è messo alla ricerca, in nord Italia, di un centro a cui consegnare la lana sucida per evitare che questo bene che possiede, grazie al gregge transumante, diventi scarto. La lana sucida è infatti una risorsa preziosa che può essere trasformata e rimessa in circolo, alimentando il sistema economico circolare su cui si fonda il Consorzio. L’unico centro trovato è stata la “Manifattura Ariete srl.” di Bergamo che è stata purtroppo messa in liquidazione da poco.
La collaborazione con la Slovenia
Si è quindi dovuto guardare ad altre realtà transfrontaliere e andare in Slovenia per trovare il primo centro che lava e lavora piccoli quantitativi di lana. L’azienda Soven, attiva dal 1996, riceverà quest’anno la lana sucida del gregge consortile, tosata il 9 giugno durante la festa dedicata, in modo che venga lavata.
Con la lana verranno poi prodotti diversi articoli sempre in seno all’azienda che saranno poi acquistabili nel territorio delle Valli e delle Dolomiti friulane. La collaborazione con la realtà slovena, che permette in ogni caso di mantenere vivi i rapporti con realtà transfrontaliere attive nel settore, sarà limitato a quest’anno con l’auspicio di poter fare affidamento allo stabilimento di Bergamo. La riapertura di questo centro sarebbe infatti un importante segnale: quello della rifioritura di un mercato della lana dedicato ai piccoli produttori.
Il consorzio e la collaborazione con Bergamo
La notizia della liquidazione della Manifattura Ariete dovuta all’eccessiva competitività del mercato, ha scosso il Consorzio che ha deciso di impegnarsi perché questa realtà passi da attività imprenditoriale a Società Cooperativa. Questo cambiamento di status consentirebbe di mantenere il livello occupazionale e non disperdere il patrimonio artigianale e le conoscenze lavorative del personale. È stata quindi stesa una lettera di intenti in cui il Consorzio si posiziona a favore della Manifattura sottoscrivendo una quota di capitale e impegnandosi, una volta riattivato il centro, a conferire la lana prodotta dal gregge consortile ai prezzi generalmente corrisposti dal mercato.
“Mantenere vivi centri come quelli di Bergamo è importante proprio per impedire che la filiera della lana dei piccoli produttori scompaia” afferma il presidente del Consorzio Alberto Grizzo.
Attraverso il progetto dedicato alla filiera dei piccoli produttori di lana il Consorzio s’impegna quindi a sensibilizzare la comunità su queste tematiche, mostrando come sia possibile tornare a valorizzare ed immettere nell’economia locale un bene che oggi, a causa delle normative e della mancanza di punti di appoggio nel mercato, viene considerato uno scarto.