Il territorio si coltiva insieme: i nostri progetti di agricoltura sociale
Ad aprile 2018 è uscito, a pag. 30, un articolo sul primo numero dell’ Eco delle Valli e delle Dolomiti friulane edito da Fabbrica delle Idee srl in cui abbiamo raccontato i nostri progetti di agricoltura sociale e che riportiamo qui sotto.
Il territorio si coltiva insieme
Quando parliamo di territorio pensiamo solitamente a quella vasta distesa di alberi, rocce, fiumi senza per forza mettere a fuoco chi, proprio in quei luoghi agisce e, attraverso la sua azione, li modella. La parola territorio racchiude tuttavia un significato più ampio derivando da terra e da –torium ovvero “prendere in gestione, in mano”. Il territorio non esiste, quindi, senza qualcuno che se ne prenda cura.
Quando il Consorzio delle Valli e delle Dolomiti Friulane è nato, nel febbraio 2017, ha voluto considerare il territorio in cui si trova partendo proprio da quegli aspetti che lo rendono tale: la Comunità e l’ambiente naturale, cercando delle chiavi di lettura differenti che permettano a questi due elementi di convivere in sintonia. Una importante funzione in questa direzione può essere svolta attraverso le nuove proposte di agricoltura sociali che si stanno sviluppando dopo l’entrata in vigore della legge nazionale 141/2015 e che saranno ulteriormente rafforzate dall’imminente approvazione della legge regionale.
L’agricoltura sociale
Riconsiderare il territorio significa per il Consorzio eseguire un’analisi dettagliata delle dinamiche e soprattutto delle problematiche esistenti, come la crisi delle poche aziende agro-silvo-pastorali ancora presenti nelle vallate montane, lo spopolamento delle aree interne, la difficoltà a contrastare il bosco che avanza e riduce progressivamente le aree pascolabili, la difficoltà a trovare risposte convincenti che invertano il processo di depauperamento in atto.
L’agricoltura sociale sembra essere una risposta possibile, essendo un tipo di attività non semplicemente centrata sulla produzione ma orientata alla sostenibilità dell’ambiente, all’inclusione sociale e alla promozione del benessere delle persone che abitano questi luoghi, un modo di fare agricoltura che potremmo definire “agroecologico”. All’agricoltura tradizionale che sicuramente è la forma di agricoltura più conosciuta, verranno affiancate attività mirate alla produzione di servizi per la Comunità e per l’ambiente. Vediamo un esempio concreto di agricoltura sociale basata sul reinserimento degli animali in ambiente con l’obiettivo di generare una relazione virtuosa fra uomo-animale-ambiente.
Gregge transumante ed ecosfalcio nel territorio dell’UTI
Nel 2017 il Consorzio ha avviato un primo progetto che ha visto come protagonista un gregge di 140 pecore che si è spostato da Malga Rest ai pascoli di Tramonti di Sopra. Il gregge oltre ad avere una funzione produttiva, essendo un gregge da carne, sta contribuendo alla manutenzione del territorio, pascolando nelle aree lasciate incolte e contribuisce inoltre a sottrarre habitat alle zecche, limitandone la diffusione. Il gregge che svolgerà questo sfalcio ecologico in tutta la Val Tramontina , è guidato da persone inserite nei percorsi d’inclusione sociale. Quest’attività, che ha portato già i suoi primi risultati positivi, è il primo tassello di una progettazione più ampia che darà vita sul territorio dell’U.T.I. ad un vero e proprio “sistema di stalle sociali”.
Le stalle sociali
L’avvio di un sistema di stalle sociali nasce a seguito di un’analisi approfondita dedicata alla filiera dell’allevamento che ha mostrato come questo settore stia soffrendo. Per risolvere queste problematiche è sembrato opportuno ripensare ai modelli produttivi: da un lato un indispensabile incremento produttivo e dall’altro la necessità di adottare modelli organizzativi centrati sulla collaborazione fra consorziati e su nuove esperienze di inclusione sociale.
Il Consorzio prevede infatti l’apertura di tre stalle sociali che costituiranno il nucleo di un sistema più articolato. Le prime due stalle verranno aperte già nei prossimi mesi in Val Tramontina ed ospiteranno circa duecentocinquanta pecore da latte. Ciò determinerà un incremento della produzione casearia della latteria di Tramonti di Sotto, recentemente assegnata al Consorzio, e consentirà l’assunzione di una nuova persona in affiancamento all’attuale casaro. Su queste attività verrà condotto il progetto di ricerca dell’università di Udine finalizzato all’analisi comparata della qualità del latte prodotto nelle stalle consortili. Infine, le nuove stalle sociali saranno anche luoghi preziosi per le proposte di turismo esperienziale, che permettano ai “nuovi turisti” di scoprire da vicino il territorio con le sue produzioni locali. Nel 2018 è inoltre prevista l’apertura di una stalla sociale ad Erto che ospiterà 50 pecore alpagote e permetterà l’inclusione socio-lavorativa di persone con disabilità residenti in quel territorio. La stalla diventa quindi sociale perché è in grado di unire attività produttive, solidaristiche, didattiche e turistiche portando beneficio alla Comunità locale, nel rispetto e valorizzazione del territorio.
Margherita Grizzo